Parco
Turistico Culturale "G. Palmieri" - Martignano (Le)
Centro Servizi al Turismo ed alla Cultura
(a cura dell'Associazione Turistica Culturale Salento Griko)
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Presentazione del Romanzo Dopo Primavera - di Roberto Pazzi - Frassinelli Editore GIOVEDI’ 23 OTTOBRE 2008 – ORE 20.00 PALAZZO PALMIERI - MARTIGNANO
L’Associazione Turistica Culturale Salento Griko, ente creatore e gestore del Parco Turistico Palmieri, con il Patrocinio del Comune di Martignano e dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, in collaborazione con Elio Coriano ed Alessandro Turco, presenta il nuovo romanzo di Roberto Pazzi, “Dopo primavera”, Frassinelli Editore. L’incontro prevede i saluti del Sindaco di Martignano Luigino Sergio, la presentazione a cura del poeta Elio Coriano e l’intervento dell’autore. A seguire intervento musicale a cura di Stella Grande e le Anime Bianche. Roberto Pazzi, scrittore e poeta ferrarese, ha esordito in poesia con una silloge prefata da Vittorio Sereni. Il suo esordio narrativo avviene nel 1985 con Cercando l’Imperatore, prefato da Giovanni Raboni. E’ stato due volte Premio Selezione Campiello, Premio Superflaiano, Premio Montale, Comisso, Stresa e due volte finalista al Premio Strega. Già collaboratore del Corriere della Sera e ora del New York Times, è tradotto in 26 lingue. E’ pubblicato nella Storia e Testi della Letteratura Italiana di Giulio Ferroni, edita da Mondadori per l’Università, da Einaudi per la Scuola. A Ferrara, nel 1999 ha ideato e diretto un convegno letterario internazionale che ha coinvolto, tra gli altri, Tzvetan Todorov, Tahar Ben Jelloun, Avraham Yehoshua e Dario Fo. La critica, concordemente, lo colloca sulla linea fantastico-visionaria della nostra narrativa. "The Observer", lo descrive come "un fuoriclasse della scrittura: il successore di Italo Calvino". Roberto Pazzi ha insegnato per molti anni nella scuola superiore di Ferrara e, successivamente, dopo tre anni di insegnamento all’Università di Urbino, ha insegnato Antropologia culturale di nuovo a Ferrara presso la facoltà di Architettura. Tiene master di scrittura creativa in varie Università italiane e molte conferenze negli Istituti italiani di cultura dei vari Paesi del mondo dove la sua opera è tradotta. Il prof. Pazzi, recentemente è stato in Brasile, in alcune delle più importanti sedi universitarie, tra cui quella di Caxiadosul, dove ha tenuto conferenze con scrittori locali, e a Bucarest, nella Facoltà di Lettere, per la conferenza dal titolo: “I giorni e le notti nella letteratura”.
BIBLIOGRAFIA La sua pluripremiata produzione comprende sette raccolte di versi – fra le quali Calma di vento (1987, premio E. Montale e Talismani (2003) - e quindici romanzi, dei quali ricordiamo Cercando l’Imperatore (1985, Premio Selezione Campiello, Premio Bergamo), La principessa e il drago (1986, finalista Premio Strega, Premio Rhegium Julii), La malattia del tempo (1987), La stanza sull’acqua ( 1991, premio Penne ), Vangelo di Giuda (1989, Super Premio Grinzane Cavour, ripubblicato nel 2006 in Sperling & Kupfer economica), La città volante (1999, finalista Premio Strega). Per Frassinelli ha pubblicato Conclave (2001, Premio Scanno, Premio Super Flaiano, Premio Comisso, Premio Stresa, Premio Zerilli Marimò della New York University), L’erede (2002, Premio Maria Cristina, finalista Premio Viareggio ), Il signore degli occhi (2004), L’ombra del padre (2005, Premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante), Qualcuno mi insegue (2007).
TESTI DI COPERTINA DEL ROMANZO La vita di Aldo Mercalli, passata a scrivere libri di successo e a inseguire fantasmi amorosi, cambia la sera in cui, rientrato in casa, trova ad attenderlo un uomo identico a lui. La sorpresa iniziale si tramuta presto in fastidio e, alla fine, in apatica rassegnazione alla convivenza coatta, fino a quando il protagonista si lascia sedurre dalla tentazione di servirsi del misterioso gemello per emendare gli errori e le scelte di un’esistenza imperfetta, dominata dall’ansia di salvare gesti e parole dall’inevitabile decadimento della durata. La faustiana complicità con il diabolico servitore entra in crisi nel momento in cui, dal passato, riemerge una donna. Sveva non si accorge subito di ricevere, nell’amante, le attenzioni di due uomini diversi... Ma poi sarà lei a porgere ad Aldo il filo per uscire dallo sdoppiamento. L’autore di Vangelo di Giuda e di Conclave, calandosi in uno dei dualismi più sofferti – lo scarto fra quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere – ritrova nelle finzioni della scrittura uno specchio tra i più limpidi per rappresentare e capire misteri e ambiguità della natura umana.
«Pazzi sa dare vita ad allegorie fantasiose che ricordano al lettore la magia e la forza immaginifica di Calvino.» The New York Times «Roberto Pazzi ha la stoffa del grande narratore.» L’Express «Non si può davvero dire che Roberto Pazzi difetti di spirito inventivo. Ogni suo romanzo, ad apertura di pagina, ti fa montare in sella all’Ippogrifo, ti consegna in modo quieto e rassicurante alle ali del fantastico.» Lorenzo Mondo «Dopo Borges, dopo Saramago, come può uno scrittore oggi, raccontare del suo incontro con la propria Morte? Roberto Pazzi ha vinto la sfida.» Laura Lilli «Uno scrittore onnivoro ed entusiasta, pronto sia a evadere verso il fantastico che a interrogare i grovigli della storia, quella più lontana e quella più vicina.» Giulio Ferroni
RECENSIONE IL Resto del Carlino, Ferrara, 29 settembre 2008, Dopo primavera, Frassinelli di Roberto Pazzi Lo scrittore liberato dai suoi doppi “Non so chi dei due scrive questa pagina”: si affida alle parole di Borges, Roberto Pazzi nell’ouverture del suo nuovo romanzo, “Dopo primavera”, edizioni Frassinelli, in libreria il prossimo 30 settembre. Forse perché mai come in questo suo ultimo lavoro Pazzi s’abbandona, come l’autore argentino, ad una sfrenata scrittura visionaria, alla metafora pura, alla limpida rappresentazione. Dopo Borges – e altri grandi della letteratura, da Conrad a Wilde, da Stevenson a Calvino - l’autore ferrarese si misura qui con un tema classico della letteratura fantastica, il “doppio”, di cui elabora una sua originale e del tutto personale interpretazione, addentrandosi in uno dei conflitti più sofferti, “lo scarto fra quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere”. Rientrato una sera a casa, il protagonista – scrittore di successo – deve fare i conti con la perfetta copia di se stesso: “Io tornavo a guardarlo, studiando i lineamenti identici ai miei. Così, davanti allo specchio, si potrebbe impazzire se non si smettesse di fissare la propria immagine”. Una presenza inquietante, irritante, che si infila nella quotidianità dei gesti (“Così cominciava a rubarmi la vita), ma di cui il protagonista non sa liberarsi, poiché intuisce che per lui si tratta di “un’occasione unica, l'ultima. Finalmente guarire di me stesso”. “Diabolico” eppur “divino”, il suo gemello lo seduce: “Ti dò la mancata vita che ti è cresciuta dentro, un po' per giorno”. E il protagonista cede alla tentazione di farsi sostituire da lui, alla ricerca di una perfezione che “salvi gesti e parole dall'inevitabile decadimento della durata”; nella speranza di un amore senza fine, sfidando le parole di chi gli aveva sentenziato “Tu non reggi dopo primavera, nell'estate fiuti già l'odore della fine”. In un crescendo di suspence, la vicenda si attorciglia attorno all’interrogativo “Chi è l’intruso?”, che culminerà in un duello senza risparmio di colpi: “Chi dei due farà fuori l’altro?”. L’autore è abile nel rimescolare le carte, al punto che le acque si intorbidano: il “gemello divino” ad un certo punto diventa il misterioso personaggio di un romanzo, mentre per il protagonista – “affamato non più di carta ma di vita reale” - incomincia “il romanzo della sua vita”. Gioco di maschere e specchi in cui si fa sempre più labile la linea tra sogno e “realtà”, tra ragione e follia, tra letteratura e vita: “I tuoi personaggi finiscono davvero per averti in pugno”. Si riaffaccia quindi l’irrisolto dilemma: vivere o scrivere? Fare a pezzi la propria vita o la propria scrittura? E in questo divario lo scrittore sente pulsare un rimorso: non aver mai scritto qualcosa unicamente per se stesso, senza rivelarsi agli altri. Vivendo “solo per sé” la propria vita. In “Dopo primavera” i personaggi sono le pedine di una partita a scacchi per prepararsi allo “scacco finale”, nello stile dello scrittore ferrarese. La penna di Pazzi scava nell’interiorità, nel profondo di angosce esistenziali: è “un viaggio nella mia malattia, una mappa delle mie ossessioni nella mia testa scissa in due”; e nel contempo la sua scrittura ‘spicca il volo’, è leggiadra – a tratti irriverente, ma sempre ardita e provocatoria – finzione, dietro alla quale la voce narrante non esita a trincerarsi: “Avevo sognato tutto… Era stato un lungo delirio”. Al punto da mettere in bocca ad un suo personaggio la domanda: “Chi potrà mai credere a una storia simile?” Ma siamo nell’impero dell’arte e della fantasia, come già anticipato dall’immagine di copertina, l’onirica “Golconde”di Magritte, nella quale un esercito di replicanti fiocca, come una nevicata, dal cielo. Perché Pazzi, infine, anche in questo romanzo celebra il potere della letteratura, la sola in grado di “dilatare la nostra verità”, e insieme afferma la sua concezione della vita come mistero, ambiguità, menzogna: "Il mondo vuole essere ingannato". Il lettore ne è vagamente stordito, tanto che un dubbio sottile, borgesiano, finisce per insinuarsi allora nella sua mente, come un tarlo: chi dei due avrà scritto questa pagina? Eleonora Rossi
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19.30 (16.30/20.30 da maggio a settembre) Skype: parcopalmieri
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