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La Morte de lu Paulinu

Pantaleo Rielli

 

Come tutti gli anni i festeggiamenti del Carnevale di Martignano e della Grecìa Salentina si chiudono con "la morte te lu Paulinu", ultimo dei giorni dedicati al Carnevale, prima della Quaresima che si apre con le Ceneri.

Il Carnevale, lo sappiamo, è la festa dell’allegria e della gioia di vivere, che si contrappongono ai mali ed alla miseria. Nella settimana grassa il mondo viene rappresentato alla rovescia, la trasgressione istituzionalizzata e i deboli si vendicano dei torti subiti.

Il Carnevale investe diverse libertà: quella del travestimento, quella del linguaggio e quella delle abitudini rovesciate. C'è l'esaltazione di ciò che la morale comune biasima: l'abbuffata e la gozzoviglia. Così pure la dialettica, carica di ironia burlona e di giocose invettive che non possono trovare azioni ritorsive da parte di chi le subisce, ma solo risate a crepapelle.

Lo sconvolgimento dei ruoli, che è virtuale nel corso dell'anno, a Carnevale, irrompe giocoso e impazza folleggiante, avvolgendo uomini e cose in una imponente incantata farsa dagli esiti scontati. Si sa, tutto poi ritornerà come prima e ognuno tornerà al suo stato sociale, e il potere rovesciato sarà simbolicamente bruciato in un grosso falò con l'accensione del fantoccio, lu Paulinu Cazzasassi de Martignano, proclamato, inneggiato, al suo arrivo festoso e trionfante tra i canti e gli schiamazzi. Sempre a proposito del pupazzo dato alle fiamme c'è da sottolineare come esso rappresenti l'allegra rivolta, ma anche la celebrazione, sia pure temporanea, del "proibito", con l'esaltazione delle funzioni ritenute "basse” (crapule, gozzoviglie, pance piene, sfrenatezza sessuale ecc.), rispetto a quelle "alte" o etico-intellettuali, e per questo esiliate dalla cultura ufficiale.

In questo universo rovesciato tutti diventano artistici creatori della risata, attraverso buffi travestimenti, ma anche con il tono del linguaggio grasso e colorito, improntato all’irrisione. E’ la libertà di dicembre, quella dei saturnali che si legge nell’essenza del Carnevale, tempo di barriere evase sul sentiero dello sberleffo, della satira, dello sfogo delle frustrazioni prima del ritorno al silenzio, al normale ed ingeneroso assetto sociale.

La Morte de lu Paulinu condensa lo spirito del Carnevale e lo espia in un rito di trapasso dall’opulenza alla penitenza ed al raccoglimento spirituale. Ma quanta allegria, quanta ironia, nella morte de lu Paulinu; rivivono le atmosfere delle feste medievali di "Inversione" dei ruoli sociali quando ai contadini era concesso dire tutto ciò che pensavano dei loro padroni; e delle feste romane denominate "Pasquinate", quando sulla statua di Pasquino (dal nome di un sarto o forse di un barbiere che parlava male dei papi e cardinali) venivano affissi biglietti di invettiva contro i potenti e i clericali.

Rivive con lu Paulinu la pratica, lontana, medievale presente nelle composizioni satiriche che venivano recitate e cantate in occasione delle feste più importanti del calendario, in particolare carnevale, che è quella dei testamenti di animali, in particolare maiali, ma anche lupi o tacchini, che preludono all’uccisione sacrificale o più semplicemente alla morte degli animali che rappresentano il Carnevale giunto al limite dei suoi giorni mentre incombe la Quaresima.

Allo stesso modo "la morte te lu Paulinu" è rappresentata con un momento di improvvisata teatralità, che vede nell'estro, nella fantasia e nella genialità di attori locali il sale dell'evento. Lo spettacolo si basa su una tragicomica commedia da cui gli attori traggono spunto per sberleffare personaggi e fatti locali e non solo. Impassibile assiste al suo rito funebre Lu Paulinu "Cazzasassi" (così all'anagrafe di Martignano) che ascolta i pianti ed i lamenti della moglie Nina Sconza e di altri improbabili personaggi della comunità martignanese. Lo spettacolo ha luogo dopo il corteo funebre per le vie del paese, accompagnato da una sconquassata banda musicale; durante il corteo la salma si ferma nelle case delle persone più in vista del paese e nelle diverse attività commerciali, le quali offrono i loro prodotti, del vino o del cibo.

A mezzogiorno si svolge il tradizionale “consulu” ovvero un banchetto pubblico, gratuito, in Piazza della Repubblica, che si offre alla Nina, vedova inconsolabile ed a tutti coloro che soffrono per la perdita del caro Paulinu Cazzasassi, che assiste a questa allegra abbuffata a base di trippa, patate e vino.

La serata si conclude con il rogo del fantoccio che raffigura "lu Paulinu" e la collocazione della “Quaremma”, fantoccio tipico del costume popolare simbolo dell’inizio della Quaresima dopo l’opulenza dei giorni di Carnevale.

Il tutto è allietato da musica e dalla degustazione di vino e prodotti tipici.

 

Sponsor ufficiale de la Morte de lu Paulinu

 

 

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